Io sono la Via, la Verità e la Vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me
Libro di Cielo Vol. 30 - Luisa Piccarreta
25 Dicembre 1931
Fiat!!!
Desiderio di Gesù della compagnia della creatura.
Estremo bisogno del Pargoletto Gesù d’essere amato con amore divino dalla sua Madre Celeste.
Mi sento come inondare dal mare di luce della Divina Volontà, oh! come vorrei essere davvero il pesciolino in questo mare, in modo da non vedere che luce, toccare, respirare, vivere di luce, oh! come sarei felice di sentirmi dire che sono la figlia del Padre Celeste.
Ma mentre pensavo ciò ed altro, la cara mia vita, il dolce e sovrano Gesù, visitando la piccola anima mia, si è fatto vedere mentre da dentro la sua adorabile persona uscivano mari di luce interminabile e da dentro essa uscivano anime che popolavano la terra e tutto il Cielo, poi Gesù, chiamandomi, mi ha detto:
«Figlia mia, vieni in questa luce, qui ti voglio, la virtù della mia luce, il suo moto come fonte di vita, non fa altro che sprigionare dal suo grembo di luce anime, cioè, vita di creature, la sua potenza è tanta, che come si muove fa scaturire anime ed io voglio la mia diletta insieme con Me, nel seno della mia luce, cioè della mia Volontà, perché quando le anime vengono formate e messe fuori, non voglio essere solo, ma voglio la tua compagnia, affinché riconosca il gran portento della creazione delle anime, il nostro amore eccessivo e siccome ti voglio nella mia Volontà, voglio deporle in te, affidartele, non lasciarle sole mentre pellegrinano sulla terra, ma voglio avere insieme con Me chi me le protegga e difenda.
Oh! come è dolce la compagnia di chi prende cura delle vite da Me uscite, mi è tanto gradita, che rendo, colei che vive nella mia Volontà, depositaria della creazione delle anime, canale per cui le faccio uscire alla luce e canale per farle rientrare nella patria celeste.
Tutto voglio dare a chi vuol vivere nel mio Fiat, la sua compagnia è necessità al mio amore, ai miei sfoghi ed alle mie opere che vogliono essere riconosciute; se si fanno le opere e non sono riconosciute, sono come opere che non sanno riportare trionfo, né cantare vittoria e gloria.
Perciò non mi negare la tua compagnia, negheresti uno sfogo d’amore al tuo Gesù ed alle mie opere mancherebbe il corteggio ed il compiacimento della creatura e resterebbero come opere isolate ed il mio amore contenuto si cambierebbe in giustizia.»
Dopo di ciò stavo pensando alla nascita del bambinello Gesù, specie nell’atto quando uscì dal seno materno ed il celeste Infante mi ha detto:
«Figlia carissima, tu devi sapere che appena mi sprigionai dal seno della Mamma mia, sentii il bisogno d’un amore ed affetto divino, Io lasciai il mio Padre Celeste nell’Empireo, dove ci amavamo con amore tutto divino, tutto era divino tra le divine Persone: affetti, santità, potenza e così di seguito.
Ora, Io non volli cambiare modi venendo sulla terra, la mia Divina Volontà mi preparò la Madre Divina, in modo che ebbi Padre divino in Cielo e Madre divina in terra e come uscii dal seno Materno, sentendo estremo bisogno di questi affetti divini, corsi nelle braccia della Mamma mia per ricevere, il primo cibo, il primo respiro, il primo atto di vita alla mia piccina umanità, il suo amore divino e Lei sprigionò i mari d’amore divino, che il mio Fiat aveva formato in Essa e mi amò con amore divino, come mi amava il mio Padre nel Cielo.
Ed oh come fui contento! Trovai il mio paradiso nell’amore della Mamma mia.
Ora, tu sai che il vero amore non dice mai basta, se potesse dire basta perderebbe la natura del vero amor divino e perciò, fin dalle braccia della Madre mia, mentre prendevo il cibo, il respiro, l’amore, il paradiso che Lei mi dava, il mio amore si stendeva, si faceva immenso, abbracciava i secoli, rintracciava, correva, chiamava, delirava, perché voleva le figlie divine, e la mia Volontà, per quietare il mio amore, mi presentò le figlie divine, che coll’andare dei secoli mi avrebbe formato ed Io le guardai, le abbracciai, le amai e ricevetti il respiro dei loro affetti divini e vidi che la Regina Divina non sarebbe rimasta sola, ma avrebbe avuto la generazione delle mie e delle sue figlie divine.
La mia Volontà sa mutare, dare la trasformazione e formare il nobile innesto, da umano in divino.
Perciò quando ti vedo operare in Essa, mi sento dare e ripetere il paradiso che mi diede la Mamma mia quando bambinello mi ricevette nelle sue braccia.
Perciò chi fa e vive nella mia Divina Volontà, fa sorgere e forma la dolce e bella speranza che il suo regno verrà sulla terra ed Io mi beerò nel paradiso della creatura, che il mio Fiat ha formato in essa.»
E mentre la mia mente continuava a pensare ciò che Gesù mi aveva detto, con un amore più intenso e tenero ha soggiunto:
«Mia buona figlia, il nostro amore corre continuamente verso la creatura, il nostro moto amoroso che non cessa mai corre nel palpito del cuore, nei pensieri della mente, nel respiro dei polmoni, nel sangue che circola, corre, corre sempre e vivifica, con la nostra nota e col nostro moto d’amore, il palpito, il pensiero, il respiro e vuole l’incontro dell’amore palpitante, del respiro amante, del pensiero che riceve e ci dà amore e mentre il nostro amore corre con rapidità inarrivabile, l’amore della creatura non s’incontra col nostro, resta dietro e non segue la corsa del nostro amore, che corre senza mai arrestarsi e, non vedendoci neppure seguire, mentre continuiamo a girare nel palpito, nel respiro, in tutto l’essere della creatura, deliranti, esclamiamo:
«Il nostro amore non è conosciuto, né ricevuto, né amato dalla creatura e se lo riceve è senza conoscerlo.»
Oh come è duro amare e non essere amato!
Eppure se il nostro amore non corresse, cesserebbe all’istante la vita di esse.
Succederebbe come all’orologio: se c’è la corda, fa sentire il suo tic, tic e mirabilmente segna le ore ed i minuti e serve a mantenere l’ordine del giorno, l’ordine pubblico, se cessa la corda, il tic, tic non si sente più, resta fermo, come senza vita, e ci possono essere molti disordini se l’orologio non cammina.
La corda della creatura è il mio amore, come corre questa corda celeste, palpita il cuore, circola il sangue, forma il respiro, si possono chiamare le ore, i minuti, gli istanti dell’orologio della vita della creatura e nel vedere che se non faccio correre la corda del mio amore, le creature non possono vivere eppure non sono riamato, il mio amore continua la sua corsa, ma atteggiandosi ad amore dolorante e delirante.
Ora, chi ci toglierà questo dolore e raddolcirà il nostro delirio amoroso?
Chi avrà per vita la nostra Divina Volontà.
Essa, come vita, formerà la corda nel palpito, nel respiro e così di seguito della creatura, formerà il dolce incontro col nostro amore e la nostra corda e la loro cammineranno di pari passo.
Il nostro tic continuo sarà seguito dal loro tic ed il nostro amore non sarà più solo nel correre, ma avrà la corsa insieme con la creatura.
Perciò non voglio altro che Volontà mia, Volontà mia nella creatura.»
Fiat!!!